Quando ho iniziato a scrivere questa newsletter, mi trovavo a mia volta all’inizio di un nuovo capitolo della mia vita. Iniziare, lo sappiamo tutti, non è mai facile: ha il sapore sconosciuto della novità, di quando si sa ciò che si lascia ma non ciò che ci aspetta.
Ogni inizio richiede, dunque, di mettersi al passo. Anche questo non è semplice: i miei primi mesi all’interno di quel capitolo hanno avuto un sapore di perenne incomprensione, e continuavano a lasciarmi la sensazione di spaesamento di chi sa di non essere al proprio posto. Proprio la sensazione di chi vorrebbe mostrare i suoi veri colori ma ha a disposizione soltanto il bianco e il nero.
Pian piano, però, la mia prospettiva è cambiata: dinanzi alla rigidità del bianco e nero ho cercato di costruire qualcosa di colorato, e di fronte agli schemi che mi venivano imposti ho tentato di allargare la mia prospettiva. Così, a poco a poco, ho cominciato a muovermi a passo di danza, smussando quelle determinazioni spigolose. E così facendo ho reclamato uno spazio e me ne sono riappropriata, pur tenendo a mente il rispetto che dobbiamo al mondo che ci ospita. Ho scelto dunque il colore verde, che è il colore della speranza ma anche del nostro pianeta, che ci accoglie in un abbraccio di cui non dobbiamo mai dimenticarci.
Dei miei due nuovi inizi, proprio quello che ritenevo più stabile ha subito una battuta d’arresto repentina e inaspettata: si era fatto Natale, e tra alberi e regali Education Around è stata costretta a fermarsi e ripensarsi. Per capire, così, che ciò di cui avevamo bisogno non era una spinta meccanica, ma dei buoni propositi in cui credere e che noi stessi volessimo perseguire camminando sulle nostre gambe, alla nostra velocità, facendo tutte le pause necessarie.
Abbiamo così preso le distanze da una narrativa basata sul raggiungimento di traguardi per concentrarci su ciò che accade lungo la strada. E abbiamo capito che ciò che anima il percorso non sono cose ma persone, che non sono merci da comprare ma compagni di viaggio con le nostre stesse paure e i nostri stessi desideri. Abbiamo quindi lavorato su noi stessi per esorcizzare la paura dell’Altro, per uscire dalle logiche di una competizione malata che ce lo presenta come antagonista, e riscoprire così il valore dell’associazionismo come una rete di mani da stringere.
Contro il silenzio di una guerra che ci ammutolisce, abbiamo cercato delle nuove parole per una lotta che si è trasformata ma continua a chiamarci, da urlare a pieni polmoni finché quella generazione che non comprende la nostra lingua sia finalmente disposta ad ascoltarci. Per riuscire, in questo mondo che ci richiede la perfezione, a farci avanti per ciò che siamo, nella nostra incoerenza e nelle nostre imperfezioni.
Man mano che scrivevo queste riflessioni, sentivo pian piano di conoscervi un po’ meglio, di parlare non più davanti ad una platea di sconosciuti, ma all’interno di un ambiente sempre più sicuro ed amichevole. Di due settimane in due settimane, il momento in cui aprivo la pagina bianca diventava sempre di più uno spazio di chiacchiere tra amici.
Ho buttato giù tutte le barriere che ho potuto, ho spalancato le porte e ho cercato di mostrarvi le battaglie che dentro EA portiamo avanti quotidianamente. Battaglie che si combattono nelle grandi e nelle piccole cose, alzando lo sguardo verso la cima della montagna ma stando attenti a dove si mettono i piedi, ponendosi quelle domande che sembrano troppo piccole per avere valore o troppo grandi per ricevere una risposta.
Con questa newsletter, nel corso di questi mesi, ho segnato le tappe di questo nostro percorso. Perché, alla fine, ciò che cerchiamo di fare non è arrivare ma metterci in viaggio, instaurando un dialogo che racconti ciò che incontriamo, ponga domande, demolisca certezze. E, in questo modo, fare la nostra parte per produrre un cambiamento.
Scriviamo per confrontarci, produciamo ranking per facilitare una scelta consapevole, incontriamo gli studenti per aiutarli a capire che anche quelle classifiche possono aiutare ma non determinare la decisione, perché essa non sia dettata da false aspettative o costrizioni inconsapevoli. E, una volta fatta la scelta, cerchiamo di dare una mano a perseguirla.
Perché ciò a cui puntiamo è una scuola che non lasci indietro nessuno, che non scriva soltanto a penna blu e che insegni a muoversi a passo di danza tra ciò che sembra seguire una linea retta e un ritmo definito ed immutabile. Una scuola che mandi a morte il tiranno che rischia di emergere in ciascuno di noi, che guidi gli studenti nella scelta dei loro buoni propositi tenendo a mente che non sempre volere è potere. Una scuola che non faccia di sopraffazione virtù, che insegni a saper ritrovare Itaca pur salpando verso nuovi orizzonti, che rinneghi il dualismo e sottolinei con forza che il nostro corpo siamo noi. Una scuola che sappia far breccia nell’oscurità, che sia officina di nuove parole per quelli che aspettano di essere finalmente ascoltati – e, così, ne interrompa l’attesa –, perché possano in questo modo dire “sono”. Una scuola dove non regni mai il silenzio, ma anzi un rumore uguale e contrario sollevato attraverso domande banali che, in tutta la nostra umanità, poniamo per fare di noi stessi l’ago del compasso.
Puntiamo a una scuola che sia palestra di rivoluzione, tempio del dubbio, viaggio verso un’isola ignota che culmina nel trovare se stessi. Una scuola che ci ricongiunga con il pianeta e con la natura invece di insegnarci a sfruttarli a nostra convenienza, che tiri fuori ciò che siamo invece di riempirci di nozioni, e dunque educhi oltre ad istruire. Una scuola, dunque, che sia prettamente politica, e cioè che insegni a stare insieme e a sviluppare se stessi come elemento di una comunità in cui fiorire, e non come un’isola deserta che può preservarsi solo a condizione di restare irraggiungibile. Una scuola che insegni il valore della solidarietà e non quello della competizione, dove vincere significhi vincere insieme, e arrivare al traguardo da soli non sia mai una vittoria. Una scuola che di quel traguardo non faccia il suo fine, e che sposti lo sguardo verso la strada da percorrere. Una scuola che sia ovunque e che non ne abbia mai abbastanza di nuove idee, nuove domande, nuove sfide.
Ironia della sorte, contemporaneamente a questo ciclo di newsletter si è chiuso anche quel capitolo della mia vita che con esso era iniziato. E di entrambe, al netto della fatica, ciò che rimane sono i volti di quelle persone che quei percorsi li hanno affrontati insieme a me. E poi voi, di cui non conosco neppure i volti ma che siete stati un appuntamento fisso, e che sento ormai quasi come amici fidati.
È, in fondo, questo il senso di ciò che facciamo in Education Around: tentare di avvicinare le persone nonostante vari tipi di distanza, di sconfiggere il nichilismo che ci fa perdere direzione, l’utilitarismo che ci spinge verso un risultato senza tener conto del percorso, la logica per cui dobbiamo continuare a produrre, a consumare e ad avere, anche a costo di non essere più noi stessi. Far emergere, dunque, ciò che condividiamo oltre ciò che ci separa.
Allora, in questo ultimo numero della stagione non posso che ringraziare tutti coloro che questa strada la stanno percorrendo con me, per rendere Education Around il luogo in cui tutto ciò possa avvenire: Laura, Pietro, Gabriele, Daniele, Alberto, Francesco P., Serena, Irene, Mattia, Danilo, Luca, Martina, Beatrice, Anna, Francesca, Alessandra B., Marta, Francesco I., Alvise, Alice, Riccardo, Gaia, Alessandra G.
Alla fine di un percorso intenso serve prendersi una pausa e ricaricare le energie. In attesa di risentirci a ottobre, vi auguro una buona estate e vi ringrazio per la compagnia. Ma, come due amici che non si vedono da tempo, ritrovarsi tra qualche mese avrà il sapore di un nuovo incontro, in cui sentirsi ancora più vicini.
Per questo ultimo numero vi proponiamo l’illustrazione di Tesse, dal titolo Towards a brighter wisdom. Si tratta di una illustratrice con cui sono in contatto da qualche tempo, e la cui arte mi affascina parecchio. Quando ha scoperto il nostro progetto è stata subito entusiasta e si è offerta di illustrare questo ultimo numero, sebbene non parli italiano e non possa comprendere tutto ciò che ho scritto. Ma il suo entusiasmo, così come la sua dolcezza, mi ha colpita molto, e conferma di un punto che ho già sollevato: ciò che facciamo tenta di colmare le distanze attraverso il potenziamento di ciò che ci unisce. Quindi la ringrazio per averci regalato questa illustrazione, da cui spero restiate incantati quanto lo sono io.
Non penserete mica che vi lasci tre mesi senza consigli! A seguire una carrellata di risorse da andare a spulciare sotto l’ombrellone, o fuori all’aria fresca della montagna:
Podcast: dalla leggerezza di Amare Male, un podcast beffardo e prettamente estivo di Guido Catalano, alla schiettezza di Il lavoro non ti ama di Priscilla De Pace ed Edoardo Vitale, da ascoltare ne avete in abbondanza. Ma non potrei mai lasciarvi con soli due podcast, quindi aggiungo qualche titolo alla lista: un illustre omonimo di un numero di questa newsletter, A morte il tiranno di Matteo Cavezzali; se volete sfatare alcuni miti sulla cucina italiana, potete ascoltare DOI - Denominazione di Origine Inventata di Alberto Grandi e Daniele Soffiati; per una storia d’altri tempi, Carla - Una ragazza del novecento di Sara Poma. Sul fronte biografico vi consiglio Perché Pasolini? di Walter Siti, su quello storico la brillante narrazione di Tazzine - dal punto di vista, appunto, di una di esse. Per chiacchiere casuali ma divertenti, Piuttosto che di Pierluca Mariti e Viola Cecconello, o Tutte le Volte Che di Camilla Boniardi (meglio conosciuta come camihawke) e Alice Venturi. Dulcis in fundo, un podcast di approfondimento semiserio sul mondo della magia: HarryPigliati, condotto dal nostro Daniele insieme ai suoi amici Marco e Irene.
Serie tv: Good Omens è la storia di un angelo e un demone che vivono da secoli sulla Terra in attesa dell’Armageddon ma, quando questo arriva, si rendono conto di essersi affezionati troppo al pianeta per distruggerlo - e, dunque, tentano di sabotare il Giudizio Universale. La trovate su Prime Video, vi consiglio di recuperarla perché è in arrivo la seconda stagione! Su Netflix, invece, trovate The Good Place, le avventure di una giovane donna che si rende conto di essere finita in paradiso per errore, e cerca così di imparare ad essere una brava persona per non farsi scoprire. Divertente, riflessiva, profondamente filosofica ma a portata di tutti.
Su Youtube, qualcosa che avrei dovuto consigliarvi tempo fa: Scienza Brutta di Barbascura X. Non servono introduzioni, vi consiglio solo di andare a esplorare quel canale.
Libri: Trilogia della Città di K. di Agota Kristof sono tre libri, tre voci narranti, tre storie che in realtà sono una. In un luogo non ben precisato – ma che ricorda molto l’Europa Orientale – si assiste alla storia di due personaggi, che talvolta disorienta nella sua oscillazione tra verità e menzogna. Un romanzo asciutto ma spiazzante, da leggere tutto d'un fiato. Un po’ meno pesante è invece Fondamenta degli incurabili di Iosif Brodskij, una dichiarazione d'amore per la città di Venezia che ne racconta il fascino esercitato su chi la vive senza esserci nato.
Profili instagram da seguire: Alessia Dulbecco si occupa di pedagogia ed educazione femminista, Carlotta Perego (aka cucinabotanica) vi insegna ad eliminare i prodotti animali dalla vostra dieta senza rinunciare al gusto, Claudia Fauzia (aka la.malafimmina) esplora le connessioni tra questione di genere e questione meridionale. Su filosofemme trovate voci filosofiche al femminile, mentre se volete buttarvi sui meme non posso che consigliarvi filosofia_coatta.
Se sentite volete recuperare alcuni dei nostri contenuti, sulla nostra pagina Instagram riposteremo ogni settimana l’articolo preferito di ciascun membro della redazione.
Se volete scriverci per dubbi, curiosità o dichiarazioni d’amore, o semplicemente vi manchiamo troppo e non volete aspettare, potete scriverci una mail all’indirizzo redazione@educationaround.org o venirci a trovare sui nostri canali:
Buona estate!