Grande è la confusione sotto il cielo: la situazione è eccellente.
Mao Tse Tung
Quando, qualche anno fa, mi trasferii in una nota città tanto acquatica quanto labirintica, mi ritrovai davanti alla sfida che si presenta a chiunque vi metta piede per la prima volta: non perdersi.
Nella suddetta città, la salvezza di ogni viandante (Google Maps, ndr.) diventava vittima di un sabotaggio che lo rendeva inutilizzabile: in quanto labirintica, le strade erano talmente piccole e intrecciate da confondersi sulla mappa, mentre il povero puntino blu indicante la mia posizione veniva spesso gettato in mezzo all’acqua.
Un bel problema per chi in poco tempo deve non solo conoscere la città acquatica e labirintica, ma soprattutto imparare a muoversi al suo interno in tempi stretti, arrivando in orario dal punto di partenza a quello di destinazione. Localizzando nel frattempo supermercati, farmacie e altri luoghi essenziali per la sopravvivenza.
Così, durante i primi mesi, utilizzavo il tempo dilatato dei fine settimana come tempo per sbagliare, avventurandomi senza una mappa tra vicoli e canali della città acquatica e labirintica. Giravo in lungo e in largo, cambiando strada ogni volta o ripercorrendo la stessa senza rendermene conto, scoprendo angoli dimenticati, scorci silenziosi, bellezza inosservata.
E poi, alla fine di ogni passeggiata, mi trovavo davanti lui: un negozio di pigiami. Non sapevo mai come ci fossi arrivata – né ci arrivavo volontariamente –, ma anche quando credevo di essere da tutt’altra parte alla fine mi trovavo sempre lì, all’angolo tra due strade, un canale uguale a tanti da un lato e il negozio di pigiami dall’altro.
Il mio primo punto di riferimento arrivava dunque, come uno squarcio di limpidezza in una fitta nebulosa, dopo una serie di pomeriggi raminghi in cui luoghi e strade mi sembravano tutti uguali.
Dal negozio iniziavo poi a espandere la mia rete di punti cardinali: il supermercato dove andare solo per le emergenze da un lato, la copisteria che stampava libri interi a prezzi stracciati dall’altro, l’università tirando dritto e poi a sinistra. Una strada sbagliata alla volta, cominciavo a orientarmi.
Del resto, la definizione stessa di questa parola racconta una storia di questo tipo:
orientarsi v. rifl. [der. di oriente]. Stabilire la propria posizione rispetto ai punti cardinali, riconoscere il luogo in cui ci si trova, la direzione che si sta seguendo e simili.
La parola deriva dall’usanza greco-romana di rivolgere la facciata dei templi verso oriente, dove sorgeva il sole, scegliendo dunque un punto cardinale e utilizzandolo come riferimento per scegliere una direzione. Quest’ultimo, poi, non era casuale: la facciata andava rivolta a est perché i raggi del sole nascente illuminassero le divinità rappresentate, rispondendo dunque a una necessità ben identificata.
L’orientamento – di se stessi o di altro – può essere visto come la risposta a una domanda. Questo presuppone due passaggi ben distinti: l’identificazione della domanda e, su questa base, la ricerca della risposta.
Eppure, quando si parla di orientamento alla scelta universitaria – che poi sarebbe orientamento post-diploma, se le opzioni professionalizzanti non fossero sempre tralasciate –, la tendenza sembrerebbe quella di bruciare la prima tappa e passare direttamente alla seconda: studenti e studentesse appena maggiorenni si trovano davanti a un elenco di destinazioni di cui conoscono tutto, tranne il motivo per cui dovrebbero sceglierle. Come un test a risposta multipla dove manca la domanda, dando per scontato che la si conosca già.
Durante i nostri incontri di orientamento nelle scuole superiori, la squadra di Education Around ha trovato una platea di ragazzi e ragazze sempre più consapevoli dell’importanza della scelta, ma per questo motivo anche più angosciati e angosciate: come si fa a rispondere senza sapere davvero a cosa si stia rispondendo?
È comprensibile, del resto, aver paura di incamminarsi se non si ha una bussola, o se la si ha senza sapere come usarla.
Imparare a usare quella bussola, e dunque imparare a porsi le giuste domande, dovrebbe essere il risultato di un percorso a sé stante, un orientamento alla scelta prima ancora che alle possibili scelte.
Questa prima fase non può prescindere da una propedeutica confusione, dalla nebulosa in cui barcamenarsi finché l’occhio non si abitua a distinguere le sagome al suo interno. In quella foschia, poi, ciascun viandante dovrà concentrare le proprie energie per focalizzare lo stretto necessario e lasciar perdere tutto ciò che non è davvero importante, elaborando la propria – e unica – strategia per capire dove mettere i piedi. Scrivendo, insomma, le proprie istruzioni per l’uso, trovando i propri punti cardinali e orientando la bussola in quella direzione.
Bisogna ricordare, però, che ogni bussola si può e si deve ricalibrare, e ogni punto cardinale può essere messo in dubbio se non ci porta più dove vorremmo andare. La bussola che ci ha accompagnati nella strada che abbiamo intrapreso dopo le superiori potrebbe indicare una direzione diversa da quella che ci ha guidati dopo la laurea, nel passaggio al mondo del lavoro o in un nuovo percorso accademico.
Anche dopo tre anni, quando ormai conoscevo la città acquatica e labirintica come le mie tasche, alle volte mi piaceva andare in un punto poco esplorato e perdermi ancora una volta. Quando scivolavo nell’illusione che i miei punti cardinali non potessero più vacillare, rientravo nel dedalo e ci passeggiavo dentro. Ogni volta la città acquatica e labirintica mi costringeva a esplorare ciò che ancora non conoscevo, e così a trovarne di nuovi.
Un negozio di pigiami alla volta, per prepararmi a perdermi di nuovo.
Le domande giuste, le istruzioni per l’uso e la direzione in cui andare spesso le sentiamo intime e scalpitanti dentro di noi, ma non riusciamo a dar loro voce o ad articolarle come vorremmo. Lo sento ma non lo vedo dice Anna, che intitola così l’illustrazione che ci ha offerto per il numero di oggi; la quale, ci racconta,
rappresenta quello che non vediamo ma che sentiamo ogni giorno: le nostre emozioni. L’importanza di ascoltarle, ricercarle in noi stessi e metterle in luce.
Per oggi niente consigli, solo un augurio di buona Pasqua per chi la festeggia e di buon riposo per chi approfitta dei giorni di vacanza :)
L’orientamento alla scelta è un passo propedeutico e fondamentale per prepararsi a scegliere una delle tante opzioni disponibili. Per questo motivo, Education Around si impegna a offrire un servizio di questo tipo, che esplorando le domande e le curiosità di studenti e studentesse dà un kit di strumenti base per tuffarsi in questo nuovo mondo. Se volete saperne di più, potete scrivere come sempre a redazione@educationaround.org
Molto presto si aggiungerà un nuovo strumento a questa cassetta degli attrezzi, una specie di dizionario per navigare un mondo che parla una lingua tutta sua. Per non perdervelo, vi consigliamo di restare connessi su tutti i nostri canali: